L'eresia a Lucca nel '500

Il momento iniziale della diffusione delle idee riformate a Lucca, città considerata fino ad allora cattolicissima e che fu accompagnata, dopo i fatti salienti della seconda metà del Cinquecento, anche nel secolo successivo, dalla fama di città eretica luterana, può essere fissato nel terzo decennio del XVI secolo, per l’opera dei mercanti lucchesi, tornati "infetti" dai loro viaggi commerciali in "ultramontane nazioni", sopratutto dalle Fiandre. Marino Berengo riporta la testimonianza di Gherardo Burlamacchi: "L'origine di questa semenza cattiva venne di Agostino Balbani... il quale tornò di Fiandra con questa segreta macchia".Berengo M.: Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Einaudi Torino 1965 p. 400 e nota1

Dalle cronache del tempo la responsabilità della diffusione del nuovo credo è attribuita a pochi e ben precisati uomini e a "mali libri".

Lorenzo Lotto, La caduta degli eretici, 1524, particolare.

 

28 marzo 1525:

una riformagione proibì genericamente l’introduzione in città di libri luterani;

                  1533:

un nuovo decreto proibì in particolare i libri riguardanti l’esame delle sacre scritture;

1538-1539:

predicazione quaresimale in città di due francescani, Bernardino Ochino e Giambattista da Venezia. I due frati, poco tempo dopo il loro soggiorno a Lucca, furono accusati di eresia per la dottrina professata;

1540:

il governo adottò due provvedimenti, uno rivolto a ridurre le giornate di festività in cui non era possibile svolgere attività commerciali e l’altro, volto a ridurre le ricorrenze in cui gli Anziani dovevano uscire dal palazzo per presenziare in modo solenne alle funzioni. I motivi contingenti addotti a ragione dei provvedimenti furono per il primo la necessità per molti "pauperes" di aumentare le giornate in cui svolgere la loro attività con profitto e per il secondo la necessità di economizzare sulle spese di bilancio. Le accuse di eresia costrinsero gli Anziani, dopo circa un anno e mezzo, a revocare i provvedimenti.

1541:

l’accusa di eresia colpì un altro frate, Raffaello Narbonese, che aveva predicato nella chiesa di Sant’Agostino e le cui dottrine, che incitavano al culto della povertà evangelica e all’esame delle scritture, erano state accolte con favore e commozione dai lucchesi. Il cardinale Bartolomeo Guidiccioni, lucchese, scrisse da Roma agli Anziani che il papa aveva dato ordine di arrestare "fra Raphaello eremita" perché "va seminando cose scandalose et eretiche". Il 22 marzo 1541 gli Anziani risposero che il frate era fuggito;

28 giugno 1542:

il cardinale Bartolomeo Guidiccioni con una lettera da Roma, dopo aver condannato la diffusione di "quelli pestiferi errori di quella condannata setta lutherana in la nostra città", chiese di zittire le "conventicule" che si tenevano nella chiesa di Sant’Agostino e di espellere "con auctorità della Sede apostolica quelli frati, authori et nutritori già tanto tempo di quelli pestiferi errori". A Roma si erano diffuse voci che facevano di Lucca "il luogo più corrotto di tutti", dal momento che le idee riformate (negazione del libero arbitrio, rifiuto della confessione e di tutte le preghiere eccetto il Padre Nostro, accettazione del sacerdozio universale) erano uscite dai conventi ed avevano colpito "gli primi della città";La lettera del Guidiccioni è edita in Tommasi, G.,Sommario della storia di Lucca dall'anno MIV all'anno MDCC  continuato fino al 1799 per cura di Carlo Minutoli, Viesseux, Firenze 1867,  Appendice, pp.163-164

11 luglio 1542:

bando dalla città (senza però emanazione di atto pubblico) di Celio Secondo Curione, precettore in casa del nobile Nicolao Arnolfini. Da quel momento si susseguirono i provvedimenti del governo;

19 luglio 1542:

presentazione di una minuta di legge "per provvedere ai libri proibiti, al modo di parlare di religione, per ripristinare le gite o visite dei Corpi Santi e perché si ordinassero alcune processioni";Bongi,S.,Inventario a stampa del Regio Archivio di Stato in Lucca, vol.I, 1872, p.353

21 luglio 1542:

abrogazione dei decreti del 1540 sulla soppressione delle feste, emanazione di un provvedimento contro i libri proibiti, ma ancora senza l’offerta del braccio secolare per la persecuzione degli eretici;

22 luglio 1542:

nuova lettera di richiamo del Guidiccioni che richiese apertamente di disperdere le "conventicule" di Sant’Agostino, dove era continuata indisturbata la propaganda riformatrice, in particolare dell’interpretazione simbolica dell’eucarestia, con la negazione della presenza di Cristo nell’ostia consacrata.La seconda richiesta del cardinale era proprio l’arresto del Curione, accusato di tradurre, divulgare e far stampare opere di Martin Lutero;

agosto 1542:

don Costantino da Carrara, priore del convento dei canonici lateranensi di Fregionaia, fu denunziato come eretico al vicario episcopale da due frati domenicani di San Romano. Il vicario lasciò in sospeso per quasi un mese la denunzia, consapevole che l’attacco dei domenicani era rivolto all’intero ordine dei canonici regolari lateranensi e in specie al convento lucchese di San Frediano;

26 agosto 1542:

arrivò da Roma l’ordine di arrestare don Costantino, ma ancora una volta troppo tardi per impedirne la fuga verso Genova. I canonici lateranensi di San Frediano, consapevoli del sospetto che gravava su di loro, erano fuggiti da Lucca intorno alla metà di agosto. Al centro del gruppo lateranense c'era Pier Martire Vermigli, giunto a Lucca nel 1541, eletto da poco priore di San Frediano, la cui posizione era vicina a quella di Calvino e di Zwingli e che fuggì in Svizzera;

21 settembre 1542:

fra Girolamo da Pluvio, vicario di Sant’Agostino,  arrestato e tradotto nelle carceri pubbliche a disposizione del Sant’Offizio, fu fatto fuggire con facilità da alcuni "mali cives" lucchesi prima che potesse essere consegnato alle autorità dello stato pontificio. I cinque colpevoli individuati furono colpiti da provvedimenti di esemplare gravità. Quattro di questi appartenevano a famiglie di governo e partecipi della vita pubblica. Il maggiore responsabile, Vincenzo Castrucci, condannato alla pena capitale si salvò con la fuga. Un altro fu escluso dalla cariche pubbliche per un decennio, gli altri ebbero solo sanzioni pecuniarie;

1546:

giunse a Lucca, come maestro di grammatica di Aonio Paleario. Per nuove informazioni giunte dal Guidiccioni, pur essendo già convenuto, gli Anziani esitarono ad assumerlo e cercarono di persuaderlo a non venire in città. Ma questi, riuscito a procurarsi delle lettere di cardinali che lo scagionavano dai sospetti di eresia giunse a Lucca dove rimase fino al 1555. Propagò in città quelle dottrine che lo portarono poi al rogo. "Nè si mantenne la città nostra exente di tale infetione anzi già si sentivano diversi essere infettati di tal maleditione e fra questi alcuni nobili et di ogni sesso, indotti a ciò da alcuni falsi predicatori e da un maestro primo della scuola della grammatica nominato Laonio, che invece delle buone lettere in che era peritissimo imprimeva questa falsa notizia";La citazione, dalla Cronica di Lucca scritta da Giovanni Sanminiati, è tratta daTocchini, F., Note sulla riforma a Lucca dal 1540 al 1565, in "Bollettino storico lucchese", anno IV, 1932, p.110

1555:

i lucchesi affetti dal "dolce veneno" della fede riformata presero massicciamente la via dell’esilio, senza che ovviamente venisse mai meno il sospetto sulla città, come dimostrarono i continui successivi interventi e pressioni dei cardinali del Sant'Offizio;

L' eresia a Lucca nel '600

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