Offizio sopra la Giurisdizione

10 novembre 1562: legge istitutiva del Consiglio; la competenza attribuita nel decreto istitutivo era la conservazione della giurisdizione temporale, la disciplina delle immunità processuali e di quel complesso di eccezioni che spesso facevano subire ai laici processi nella curia vescovile ed evitavano agli ecclesiastici la punizione per diversi delitti, perché esentati dalla giurisdizione civile;
dicembre 1613: le continue denuncie di abusi nelle competenze giudiziarie del tribunale del vescovo, indussero il Consiglio a invitare l’Offizio a controllare che non si verificassero trasgressioni e a presentare al Consiglio una relazione ogni sei mesi;
1626: l’Offizio ebbe l’incarico di vigilare ed indagare sulla proponibilità di eccezioni di competenza opposte da presunti chierici, che erano così riusciti ad ottenere l’impunità dalla giurisdizione repubblicana. Nei casi in cui il procedimento venisse effettivamente spostato nella curia vescovile, l'Offizio doveva mediante "l’avvocato e procuratore fiscale", assistere e soprintendere alla difesa della giurisdizione dello stato;
1629: venne assegnata all’Offizio la censura delle opere a stampa composte nel territorio della Repubblica. Nell’anno successivo la competenza fu allargata al controllo e all’autorizzazione delle opere a stampa già autorizzate dal vescovo;
1636: si riconobbe all’Offizio una generale competenza a vigilare sopra l’osservanza delle leggi della Repubblica;
1656:

Importante attività dell’Offizio era la lotta contro le immunità fiscali degli ecclesiastici. Furono però scarse le disposizioni di legge emanate in proposito e le concessioni della chiesa in linea di principio, ma nella pratica l’Offizio ottenne molto, mediante trattative ed espedienti. Nel 1656 si ottenne ad esempio la contribuzione degli ecclesiastici regolari e secolari, alle spese "delle acque", cioè per i lavori idraulici e di manutenzione del Serchio e dei canali della Lucchesia;

l’Offizio portò avanti anche la lotta contro gli abusi nella disciplina dei "patrimoni sacri". Poiché questi patrimoni godevano di esenzioni fiscali, si verificavano assegnazioni fittizie con lo scopo fraudolento di sottrarsi all’erario. L’Offizio vigilava inoltre sui rapporti con gli ordini secolari e monastici dello stato, causa di intricate controversie;

1718: l'Offizio fu accresciuto da tre a sei membri;
28 gennaio 1801: l'Offizio cessò la sua attività per decreto e le sue attribuzioni furono assegnate al Ministro della Polizia Generale e Forza Armata.

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