Altri Offizi

Nel controllo della vita religiosa della città si affiancarono all'Offizio sopra la Religione altre magistrature:

Offizio sopra la Biastima o la Bestemmia:

A partire dal 1531 fu affidata a questo Offizio la cura di vigilare contro i bestemmiatori e processarli. Una volta individuati i nomi dei rei l'Offizio li inviava al podestà che li puniva secondo le leggi dello stato. Dopo il 1700, l'Offizio, inoperoso, non fu più rinnovato.
Offizio sopra le scuole:

 

 

 

A questa magistratura, composta da sei cittadini incaricati di provvedere al buon funzionamento delle scuole comunali, venne affidato dal 1549, il compito di "rivedere le cose da imprimersi e il dare e negare licenza" in accordo con il vicario del vescovo. Da quell'anno furono infatti proibiti "tutti i libri che trattino della Scrittura o religione gli quali non havessero titolo o nome dell'autore, che non siano sottoscritti dal signor vicario del reverendissimo vescovo non essere prohibitii".Adorni-Braccesi S., La repubblica di Lucca e l '"aborrita" Inquisizione: istituzione e società, in L'Inquisizione romana in Italia nell'età moderna, Atti del seminario internazionale TS 18-20 maggio 1988, pubblicazione per gli Archivi di Stato Ministero dei Beni culturali e ambientali, Roma 1991, pp.247-248 e nota 38
Offizio sopra i beni degli eretici:

Tra le pene inflitte ai condannati come eretici vi era anche la confisca dei beni. La prima volta che questa pena fu applicata dal Consiglio Generale fu il 27 settembre 1558, contro Nicolao e Girolamo Liena, Cristoforo Trenta, Guglielmo Balbani, Francesco Cattani e Vincenzo Mei. Questi già da tempo si erano stabiliti a Ginevra, avevano abiurato il cattolicesimo, erano stati condannati dal Santo Offizio, e "bruciati in effige". In quell'occasione il Consiglio Generale elesse quest'ufficio di sei cittadini per recuperare i beni di quei condannati e di tutti coloro che in seguito fossero stati dichiarati eretici dal Sant'Offizio, per incorporarli al Comune. L'attività di questa magistratura durò circa dieci anni, ma con pochi esiti, perché, dice il Bongi, "i non molti lucchesi che vollero mutare religione, ebbero agio e modo di mettere in salvo le proprie sostanze".

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